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Deno è uno strumento per sviluppare applicazioni web, creato da Ryan Dahl, lo stesso programmatore che aveva inventato Node.js, una tecnologia molto usata ancora oggi per costruire siti e servizi online. Dopo anni di esperienza, Dahl ha deciso di ripartire da zero con un progetto tutto nuovo, per correggere alcune scelte che, col tempo, si erano rivelate limitanti o complicate.
Presentato ufficialmente nel 2020, Deno 1.0 è stato pensato per essere più semplice, sicuro e moderno rispetto a quello che c’era prima. Ma nonostante l'entusiasmo iniziale, non tutto è andato liscio: molti sviluppatori lo hanno trovato difficile da usare con gli strumenti già esistenti, e alcuni pezzi mancavano o erano ancora poco maturi.
È proprio da queste difficoltà che è nata l'esigenza di un aggiornamento importante, per rendere Deno più completo, compatibile e pronto a competere davvero con le soluzioni più affermate.
Un inizio travagliato
È curioso notare come molte delle idee che Ryan Dahl aveva presentato nel 2018, con l’intento di migliorare ciò che secondo lui non funzionava in Node.js, si siano rivelate meno brillanti del previsto. Ad esempio, le critiche al file package.json di NPM e al modo in cui Node gestisce le dipendenze sembravano molto fondate all’epoca, ma con il tempo si è capito che, per quanto imperfetto, NPM funzionava meglio di quanto fosse stato dipinto. I tentativi di Deno di introdurre un nuovo sistema di gestione delle dipendenze, invece, hanno spesso portato a problemi di compatibilità e – ironicamente – a nuove complicazioni.
Col tempo, il team di Deno si è reso conto che ignorare l'intero ecosistema JavaScript preesistente non era stata una buona strategia. Così, quasi senza clamore, hanno iniziato a fare marcia indietro, introducendo un primo supporto per NPM. Questo ha permesso a Deno di uscire dal suo isolamento e iniziare finalmente a interagire con le librerie già esistenti.
Non tutto ha funzionato subito, naturalmente. La compatibilità con NPM – e successivamente anche con Node – è stata migliorata passo dopo passo, man mano che diventava evidente quanto fosse poco pratico proporre un’alternativa che non supportasse nemmeno le funzionalità di base o che le introducesse in modo troppo diverso.
In sostanza, Deno ha gradualmente abbandonato molti dei suoi principi iniziali, arrivando a sostenere – in modo pragmatico – proprio quegli strumenti e approcci che prima considerava errori da evitare. Questo percorso ha trovato il suo culmine con il lancio di Deno 2.0, avvenuto lo scorso anno.
Con questa nuova versione, Deno non appare più come un progetto sperimentale, ma come una piattaforma davvero concreta e promettente, capace di offrire soluzioni reali agli sviluppatori. E mentre Node.js continua a evolversi in modo sempre più disordinato e frammentato, Deno 2.0 si propone come un'alternativa più pulita e moderna, pronta a raccogliere la sfida.
Deno 2.0
Ma Deno non è semplicemente una copia di Node: è una versione più moderna e migliorata, che offre strumenti integrati e funzionalità che su Node spesso mancano o richiedono librerie esterne. Molte di queste caratteristiche erano già presenti prima della 2.0, ma ora sono più mature e complete. Tra queste troviamo:
- il supporto nativo a TypeScript
- un formattatore automatico del codice
- un linter per controllare la qualità del codice
- un type checker per la verifica dei tipi
- un framework per i test integrato
- un compilatore per creare applicazioni eseguibili
- un sistema di sicurezza che impedisce l’esecuzione automatica di codice da fonti non affidabili
Tutto questo funziona in modo molto veloce e curato nei dettagli, colmando tante piccole mancanze che da anni affliggono Node e NPM.
Ad esempio, Deno compila automaticamente il codice TypeScript quando si avvia l’applicazione, quindi non c'è bisogno di farlo a mano. E per migliorare le prestazioni, salta il controllo dei tipi a meno che non sia espressamente richiesto. Durante i test, però, il controllo dei tipi è attivo per impostazione predefinita – una scelta intelligente che garantisce maggiore sicurezza in fase di sviluppo senza rallentare l'esecuzione del codice in produzione.
E a proposito di test: in Deno è tutto incluso. Non serve installare strumenti aggiuntivi per testare il codice, misurare la copertura o eseguire benchmark. Tutto è già disponibile in un unico file eseguibile, pronto all’uso. È vero, anche Node ha introdotto alcune di queste funzionalità nel tempo, ma in Deno funzionano meglio e sono più semplici da usare.
In più, Deno offre:
- un formattatore che funziona anche con HTML, CSS e YAML
- un sistema per automatizzare compiti, simile ai tradizionali make
- un generatore automatico di documentazione
- la possibilità di creare applicazioni standalone in formato binario (cosa teoricamente possibile anche con Node, ma molto più macchinosa)
- un server web integrato, e persino il supporto per i notebook Jupyter scritti in TypeScript
Insomma, Deno 2.0 offre un ambiente completo e coerente, dove tutto è già pronto per essere usato. Non c'è bisogno di installare decine di strumenti separati o perdere tempo con configurazioni complicate. E questo, in definitiva, è ciò che lo distingue davvero: semplicità, efficienza e un’esperienza di sviluppo che “funziona e basta”.
Conclusione
Con un ecosistema più solido, strumenti integrati di alto livello e un approccio più pragmatico, Deno 2.0 riesce a coniugare innovazione e usabilità. È ancora presto per dire se riuscirà davvero a sostituire Node, ma una cosa è certa: ora Deno merita di essere preso sul serio.
Per gli sviluppatori curiosi o per chi è alla ricerca di un ambiente più moderno, essenziale e ben progettato, Deno non è più un esperimento: è un'opzione concreta. E vale la pena provarla.