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Principi di psicologia applicati nel web design

Indice

Capire come funziona la mente umana è una chiave preziosa per chi progetta esperienze digitali. La psicologia, quando usata in modo consapevole e non manipolativo, diventa uno strumento potente per costruire interfacce che supportano davvero gli utenti nei loro percorsi, anziché ostacolarli o forzarli.

Applicare la psicologia al web design non significa “convincere” l’utente a fare qualcosa contro la sua volontà, ma piuttosto creare situazioni digitali che siano naturali, utili e positive, sia per l’utente che per chi offre il servizio. Un sito ben progettato, basato su principi psicologici solidi, può guidare con intelligenza le scelte, ridurre lo sforzo cognitivo e rendere l’interazione più fluida e gratificante.

In questo articolo presentiamo una selezione di principi di psicologia applicabili al web design e vedremo come questi concetti possono essere tradotti in soluzioni concrete per migliorare la qualità dell’esperienza digitale.

1. Mirroring

Il mirroring si riferisce ad un principio psicologico secondo il quale le persone sono inconsciamente influenzate da coloro che riflettono il loro comportamento, linguaggio o atteggiamento. Facciamo un esempio concreto per il web design.

Vedi l'immagine di una persona che ride o è felice e la tua mente reagisce a questa immagine facendoti provare di riflesso quelle emozioni. Questo esempio ricalca anche perfettamente il ruolo importante delle immagini.

Immagine di Freepik

Se utilizzo l'immagine sopra, per te sarà tendenzialmente positiva, se però ti mostro un'immagine come quella immediatamente sotto, la tua esperienza sarà diversa, in particolar modo se questo tipo di immagini vengono usate per affrontare un argomento problematico.

Immagine di Freepik

Immagini seriose, che hanno come oggetto la sofferenza, si usano soprattutto nelle pubblicità, nei video YouTube e per raccolte fondi. È quindi importante selezionare bene le immagini che desideriamo implementare e riflettere sull'effetto e le emozioni trasmesse. 

2. Social proof (prova sociale)

Nella società in cui viviamo ci confrontiamo con le altre persone e tendiamo spesso a voler comprendere quale esperienza l'altra persona ha ad esempio con la compravendita di un prodotto o di un servizio. Non a caso, nei siti vengono infatti spesso utilizzati elementi di social proof (valutazioni a stelle, recensioni). 

Ciò che distingue il social proof a livello psicologico è il riconoscimento sociale. Se condividi con una persona di aver raggiunto un ottimo risultato utilizzando tale servizio, anche questa persona potrebbe voler raggiungere il tuo stato con quel determinato servizio. 

Ancora oggi molte aziende non valutano attentamente l'implementazione sul proprio sito di recensioni o valutazioni da parte dei loro clienti. Se il prodotto o servizio è buono e i clienti sono contenti, il social proof può aiutare anche ad espandere la base clienti. 

3. La psicologia dei colori

La psicologia dei colori studia come i diversi colori influenzano emozioni, percezioni e comportamenti. Di essa ne abbiamo parlato approfonditamente in "Il ruolo dei colori nella brand identity", tuttavia è importante ricordare che la scelta di un colore può guidare l’umore dell’utente, stimolare l’azione e rafforzare la propria identità di marca. Si tratta di un aspetto cruciale ad esempio nel branding, relativo a come si presentano le aziende al pubblico. 

Utilizza la psicologia dei colori quando implementi il tuo design perché è sempre importante nei progetti capire il significato dei colori, quali vengono usati dalla concorrenza etc. Se devi vendere qualcosa di avventuroso e stimolante non scegli i toni del verde che invece si prestano per la presentazione e vendita di prodotti sostenibili. 

4. Bias cognitivi

I bias cognitivi sono deviazioni sistematiche dal pensiero razionale che influenzano il modo in cui percepiamo, giudichiamo e prendiamo decisioni. Spesso siamo guidati da bias cognitivi, per cui è importante conoscere il nostro gruppo target di utenti e di come controbilanciare positivamente questa distorsione cognitiva in un sito web. L'immagine sottostante mostra tutti i bias cognitivi:

Fonte: Wikimedia

Per fare un esempio concreto, se una persona ti dice che lavora come mentor o che fa coaching, tu probabilmente sei portato a pensare che si tratta dell'ennesima persona che cerca di venderti qualcosa (come accade per i fuffa guru). Non tutti sono ovviamente così, però è importante rendersi conto di questi pregiudizi e sistemarli anche nel presentarsi su un sito. Se ad esempio una persona lavora come consulente finanziario indipendente, sarà consigliabile osservare bene anche come si presenta la concorrenza online provocando distorsioni cognitive, in modo da riuscire a superarle. 

5. Principio di reciprocità

Il principio di reciprocità si riferisce all'obbligo di ricambiare nello scambio sociale. È diffuso in tutte le culture e le società e, in quanto norma sociale profondamente interiorizzata, garantisce che quando riceviamo qualcosa dagli altri, siamo motivati a fornire qualcosa in cambio in una forma equivalente.

Nel contesto del web design, il principio di reciprocità viene utilizzato per incentivare l’utente a compiere un’azione (come iscriversi, acquistare o condividere) offrendo prima qualcosa in modo gratuito o utile. Se un sito offre valore prima di chiedere qualcosa, l’utente sarà molto più incline a ricambiare. Questo rende l'interazione più naturale e meno forzata, aumentando la fiducia e la conversione.

Se ad esempio vendi prodotti di bellezza, una buona applicazione di questo principio sarebbe quello di creare una pop up non invadente che invita l'utente a farsi spedire a casa dei campioncini dei prodotti senza dover acquistare nulla di specifico. Una volta ricevuti i campioncini si può provare a incentivare il cliente ad un acquisto sul sito. 

6. Altri principi

Oltre ai concetti già approfonditi, esistono altri principi psicologici che possono rendere un’interfaccia digitale ancora più efficace:


  • Legge di Hick: più opzioni una persona ha a disposizione, più tempo impiega per prendere una decisione. Il cervello valuta ogni alternativa, e l’aumento delle scelte rallenta il processo decisionale.
  • Effetto Fitts: il tempo necessario per raggiungere un oggetto dipende dalla sua dimensione e distanza. Più grande e vicino è l’elemento, più facile e veloce è interagire con esso.
  • Effetto Zeigarnik: le attività non completate o interrotte vengono ricordate meglio rispetto a quelle portate a termine. La mente tende a mantenere aperti i “compiti in sospeso”.
  • Carico cognitivo: è la quantità di informazioni che la mente può elaborare in un determinato momento. Se il carico è troppo alto, la persona fatica a concentrarsi, capire o ricordare.
  • Coerenza e familiarità: il cervello umano preferisce ciò che è conosciuto e prevedibile. Quando qualcosa segue uno schema già noto, viene percepito come più sicuro e facile da usare.
Puoi leggere in modo più dettagliato questi principi nell'articolo "Psicologia delle vendite nell'ecommerce". 

Conclusione

Applicare la psicologia al web design non è una scorciatoia per manipolare le persone, ma un modo per rispettare e facilitare il modo in cui ragionano, decidono e interagiscono con un’interfaccia digitale. Conoscere i meccanismi della mente umana ci permette di costruire ambienti digitali più intelligenti, empatici e funzionali, che creano esperienze positive sia per gli utenti sia per i brand.

Principi come il mirroring, la prova sociale, la psicologia dei colori, i bias cognitivi e la reciprocità ci aiutano a progettare con maggiore consapevolezza, migliorando l’usabilità, la fiducia e l’efficacia delle nostre interfacce.

Il risultato è una relazione più autentica tra utente e contenuto, basata su ascolto, chiarezza e valore reciproco.